Quando il bombardamento era sui civili

La guerra vista e raccontata dalla parte delle vittime, i conflitti interpretati dall’ottica di chi subisce i bombardamenti, la storia che riporta alla luce vite e drammi dimenticati. In questa triade concettuale ed esistenziale vi è il nucleo genetico del nuovo docu-film, «Moral Bombing. L’arma del dolore» del giornalista, storico, regista e documentarista Ezio Costanzo. Il siciliano Costanzo che ha dedicato libri importanti e documentari molto efficaci alla Seconda guerra mondiale torna sull’argomento con un film da lui scritto e diretto.

Nel titolo dell’opera cinematografica vi è l’essenza della sua operazione culturale, la denotazione della delicata tematica affrontata «Moral Bombing» (bombardamento morale). Si tratta del termine con il quale, durante il secondo conflitto mondiale, si indicava il bombardamento totale indirizzato sulle popolazioni civili.
Costanzo spiega: «Un’arma diabolica che ha sconvolto l’esistenza di intere popolazioni, seminando morte e distruzione. Le bombe servivano ad incutere terrore e l’obiettivo non era più rappresentato dai soldati nemici ma dalla gente, dalla popolazione civile. Gli ordigni dovevano incutere sgomento e terrore, oltre che morte, abbattere il morale di interi popoli. Il bombardamento a tappeto ideato e attuato massicciamente, specialmente sulla Germania, dal colonnello inglese Arthur Harris, soprannominato ‘il macellaio’».

Ezio Costanzo, ispirato dalla «public history», con un rigoroso lavoro di ricerca (è accreditato nei più importanti archivi del mondo occidentale) e con una capacità divulgativa notevole riesce ad estrinsecare snodi fondamentali dei passaggi storici e soprattutto raccontare storie. Storie piccole e grandi che aiutano la comprensione delle dinamiche esistenziali degli individui, sul piano psicologico, sociologico ed antropologico.

Il film-documentario «Moral Bombing» mette in evidenza con realismo storico la crudeltà di tale strategia e fa emergere i drammi, fisici e psicologici, vissuti dalla popolazione, in particolare dai bambini, «vittime inconsapevoli del terrore che pioveva dal cielo». Costanzo fa anche palesare delle microstorie che vanno a completare la cornice della macro-storia.

Nel documentario viene rievocata, anche attraverso delle testimonianze, la strage nazista di Castiglione di Sicilia del 12 agosto del 1943 che vide dodici civili uccisi a sangue freddo da parte di soldati tedeschi in ritirata. Nel docu-film viene anche analizzato in maniera specifica e con sensibilità etica il tema delle conseguenze della guerra e i dei segni che le bombe hanno lasciato nel corpo e nella mente di tanti piccoli innocenti. Costanzo aggiunge: «Le vittime civili della Seconda guerra mondiale sono state milioni nel mondo e ancora oggi gli ordigni inesplosi ritrovati nelle campagne provocano mutilazioni e morte. Le testimonianze di alcune vittime civili consentono di comprendere la reale portata di tale immane tragedia». La scelta del docu-film da parte di Costanzo è meditata e ben pensata. Gli consente attraverso una narrazione fluida e ben ritmata la ricostruzione di scene che riportano in vita le storie descritte.

Costanzo afferma: «Le immagini storiche di repertorio raccontano non solo la guerra ma anche le sciagure che essa porta con sé». La struttura narrativa del docu-film è incentrata sul dramma vissuto da un bambino al quale la guerra porta via il fratellino coinvolto in un gioco tragico. Nel racconto del protagonista del documentario il ricordo della guerra si palesa attraverso i suoi ricordi. Egli aveva nove anni quando, nelle campagne siciliane dove si era rifugiato con la famiglia per sfuggire ai bombardamenti, raccoglie da terra uno strano oggetto metallico lasciato da un gruppo di soldati americani. E’ questo l’incipit del gioco con la morte. Il fratellino e la cuginetta si uniscono a quel gioco e poi un’esplosione squarcia l’aria. Costanzo fa raccontare al protagonista: «A distanza di anni io ho dimenticato la guerra, i bombardamenti, la morte, le macerie. Ciò che non posso dimenticare è il male che le scelte scellerate degli adulti hanno fatto a noi bambini. No, questo non potrò mai dimenticarlo».

Il film-documentario vede il debutto cinematografico di tre bambini catanesi, Edoardo Carcassi, Matilde Marino e Emanuele Marino. Il protagonista-narratore è l’attore Riccardo Maria Tarci. Il montaggio è di Tahnee Drago, la fotografia di Giorgio Marino, le musiche originali di Salvo Coppola, il re-recording mixer di Michele Spadaro. Il film è prodotto dall’Associazione Nazionale Vittime Civili di Guerra (Anvcg) in collaborazione con HistoryTime, Le Nove Muse, Città di Castiglione di Sicilia, Fondazione Oelle. Per le ricostruzioni militari dell’epoca hanno partecipato l’Associazione Storico Culturale Gruppo di Rievocazione Storica “HUSKY 1943”; e l’Associazione Historica Ventesimo Secolo.

Molte scene sono state girate al Museo Storico dello Sbarco in Sicilia 1943 di Catania. Le testimonianze inserite nel documentario sono quelle delle vittime civili di guerra Giuseppe Castronovo (presidente Anvcg), Giovanni Barbiera, Mario Cimino, Renato Colosi, Giuseppe Guarino, Gaetano Pellegrino, Silvestro Schinocca, del neuropsichiatra infantile Renato Scifo e per l’eccidio di Castiglione di Sicilia di Maria Meli, Mario Orsini, Salvatore Purello, Epifanio Savoca e Lucia Vecchio.

Il film-documentario sarà proiettato in anteprima nazionale il 10 aprile 2019 alle ore 9,30 a «Le Ciminiere di Catania» nel corso della 2^ Giornata Nazionale delle Vittime Civili dei conflitti e delle guerre nel mondo, organizzata Anvcgin collaborazione con il Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca e Città Metropolitana di Catania. Un docu-film che è un contributo alla memoria collettiva, che fa riflettere e fa comprendere. Che mette al centro una visione della storia non come dimensione astratta ma vitale, in cui gli esseri umani non sono numeri statistici ma persone…

© RIPRODUZIONE RISERVATA

One Comment

Lascia un commento